Eckhart, che riporta la giustizia alla dimensione dell’interiorità e del rapporto con Dio, individua quattro segni rivelatori della giustizia: l’equilibrio e la fermezza nelle vicende prospere e avverse; il non discordare mai dalla volontà Dio e l’aderire con tutto se stesso a Dio; l’assegnare a ciascuno ciò che è suo; l’amare con tutto se stesso ciò che è giusto e l’odiare con tutto se stesso ciò che non è giusto.
Catapano sottolinea come Eckhart capovolga la visione tradizionale della giustizia, secondo la quale la giustizia è una qualità che esiste nell’anima della persona giusta: è la persona giusta, che in quanto tale, esiste nella giustizia. Di conseguenza tra la giustizia e il giusto è presente un rapporto di generazione: la giustizia nel soggetto ha la stessa natura di quella divina che la genera. L’unità dinamica tra Dio e io è il nucleo metafisico della giustizia: l’uomo giusto è tale, in quanto Dio lo trasforma in quella giustizia che lui stesso è. Con Eckhart, conclude Catapano, la giustizia scopre Dio come sua stessa essenza.