Tommaso attribuisce alla giustizia alcune peculiari caratteristiche, che dimostrano come sia almeno in parte debitore delle dottrine aristoteliche presenti nell’Etica Nicomachea. La giustizia, per Tommaso, è infatti «l’abito mediante il quale si dà a ciascuno il suo con un volere costante e perenne». Egli accorda questa definizione con quella presente nel Corpus iuris civilis, secondo la quale «la giustizia è la volontà costante e perpetua che attribuisce a ciascuno il suo diritto».
Catapano sottolinea anche come Tommaso prenda le distanze da Anselmo, per il quale la giustizia era rettitudine in senso essenziale, mentre per Tommaso è rettitudine in senso causale. Inoltre Tommaso non trascura di neutralizzare la definizione agostiniana, nella misura in cui può essere utilizzata per sbilanciare il baricentro della giustizia verso Dio, che invece va individuato per Tommaso nel rapporto con gli altri.