Tra Gioacchino come escatologo dell’età dello spirito e Agostino come escatologo della città di Dio è presente una netta divergenza: per Agostino il compimento della storia è possibile solo dopo la fine della storia, perciò bisogna pensare a due città distinte (città terrena e città di Dio); per Gioacchino, invece, il compimento della storia avverrà già in questo mondo. Siccome la città di Dio e la città terrena si unificano nella terza età del mondo (Spirito), viene meno il dualismo agostiniano. In questo senso Gioacchino pone le basi per l’idea del moderno come età superiore, migliore, più alta spiritualmente.