Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Le funzioni dei due punti: funzione illustrativa, funzione dimostrativa, funzione esplicativa.
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Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota discute sull’ eccessivo uso delle virgolette alte (negli ultimi tempi molto diffuso) e della loro funzione originaria.
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La differenza di significato e di uso tra passato prossimo e passato remoto. In questa puntata si vedrà come Il passato remoto esprima una maggior distanza in senso psicologico, rispetto al passato prossimo.
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La differenza di significato e di uso tra passato prossimo e passato remoto. In questa puntata si vedrà come Il passato remoto esprima una maggior distanza in senso psicologico, rispetto al passato prossimo.
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Prosegue la serie delle lezioni dedicate alle forme di saluto. In questa lezione vengono approfonditi gli usi e i contesti in cui sono impiegati ”arrivederci” e ”ciao”.
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Prosegue la serie delle lezioni dedicate alle forme di saluto. In questa lezione vengono approfonditi gli usi e i contesti in cui sono impiegati ”arrivederci” e ”ciao”.
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La funzione del punto, segno di interpunzione che indica un’interruzione forte, o perché cambia l’argomento di cui si parla, o perché cambiano le cose dette su quell’argomento.
L’uso del punto viene esemplificato nel video attraverso la lettura di una trama cinematografica.
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La funzione del punto, segno di interpunzione che indica un’interruzione forte, o perché cambia l’argomento di cui si parla, o perché cambiano le cose dette su quell’argomento.
L’uso del punto viene esemplificato nel video attraverso la lettura di una trama cinematografica.
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Sono illustrate le funzioni, gli usi, le intonazioni (ascendenti, discendenti) del punto interrogativo e del punto esclamativo.
Sono anche ripresi gli usi inappropriati dei due segni di punteggiatura in questione.
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Sono illustrate le funzioni, gli usi, le intonazioni (ascendenti, discendenti) del punto interrogativo e del punto esclamativo.
Sono anche ripresi gli usi inappropriati dei due segni di punteggiatura in questione.
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In questo video viene introdotta la funzione principale del punto e virgola. Questo segno d’interpunzione si usa quando si ha un’ interruzione debole nella frase dal punto di vista del contenuto, ma si ha un’ interruzione forte sul piano della forma.
Sarà tratto un esempio dalla lettura di un brano, preso da un racconto di Dacia Maraini.
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In questo video viene introdotta la funzione principale del punto e virgola. Questo segno d’interpunzione si usa quando si ha un’ interruzione debole nella frase dal punto di vista del contenuto, ma si ha un’ interruzione forte sul piano della forma.
Sarà tratto un esempio dalla lettura di un brano, preso da un racconto di Dacia Maraini.
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Si illustra il secondo caso di uso del punto e virgola, ovvero come collegamento tra due frasi giustapposte, in assenza di congiunzioni.
Sarà tratto un esempio di frase giustapposta dalla lettura di una riflessione del Dalai Lama.
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Si illustra il secondo caso di uso del punto e virgola, ovvero come collegamento tra due frasi giustapposte, in assenza di congiunzioni.
Sarà tratto un esempio di frase giustapposta dalla lettura di una riflessione del Dalai Lama.
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Prosegue in questa lezione la spiegazione sulle funzioni dei due punti. Vengono spiegate la funzione di introduzione ad un elenco e la funzione di introduzione al discorso diretto.
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Prosegue in questa lezione la spiegazione sulle funzioni dei due punti. Vengono spiegate la funzione di introduzione ad un elenco e la funzione di introduzione al discorso diretto.
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Il professor Patota spiega altri usi della virgola.
Sono illustrati i possibili posizionamenti della virgola all’interno di una frase:
- Prima o dopo un nome che ne qualifica un altro.
- Prima o dopo di un’ invocazione.
- La virgola può essere un collegamento tra due incisi.
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Il professor Patota spiega altri usi della virgola.
Sono illustrati i possibili posizionamenti della virgola all’interno di una frase:
- Prima o dopo un nome che ne qualifica un altro.
- Prima o dopo di un’ invocazione.
- La virgola può essere un collegamento tra due incisi.
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Il professor sfata il mito grammaticale secondo cui la virgola non può coesistere con la congiunzione ”e” nella stessa frase.
In realtà l’abbinamento di ”e” congiunzione con la virgola creerebbe un collegamento più saldo tra due frasi.
Mentre invece viene confermato scorretto l’uso della virgola tra soggetto e verbo.
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Il professor sfata il mito grammaticale secondo cui la virgola non può coesistere con la congiunzione ”e” nella stessa frase.
In realtà l’abbinamento di ”e” congiunzione con la virgola creerebbe un collegamento più saldo tra due frasi.
Mentre invece viene confermato scorretto l’uso della virgola tra soggetto e verbo.
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Il professor Patota segnala l’abuso dell’impiego dei puntini di sospensione.
I puntini di sospensione indicano sempre l’interruzione di un discorso, ma spesso sono utilizzati al di fuori di questa funzione in modo inappropriato.
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I puntini di sospensione indicano sempre l’interruzione di un discorso, ma spesso sono utilizzati al di fuori di questa funzione in modo inappropriato.
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Sono illustrate le forme dell’articolo determinativo e come devono essere usate.
Sarà esemplificato per ogni articolo in che modo si modificherà a seconda dell’iniziale del nome che segue.
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Sono illustrate le forme dell’articolo determinativo e come devono essere usate.
Sarà esemplificato per ogni articolo in che modo si modificherà a seconda dell’iniziale del nome che segue.
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Il professor Patota specifica in questo video che non è grammaticalmente corretto usare l’articolo determinativo davanti ai nomi propri di persona, come invece talvolta accade nel linguaggio comune di alcune regioni del nord e in Toscana.
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Il professor Patota specifica in questo video che non è grammaticalmente corretto usare l’articolo determinativo davanti ai nomi propri di persona, come invece talvolta accade nel linguaggio comune di alcune regioni del nord e in Toscana.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota illustra i casi particolari in cui è possibile adoperare l’articolo determinativo davanti a cognomi e a nomi propri, come ad esempio, davanti a cognomi di uomini illustri del passato.
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Il professor Patota spiega le forme e gli usi degli articoli indeterminativi, i relativi plurali, i casi in cui occorre variare l’ortografia dell’articolo se il nome che segue inizia per vocale.
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Il professor Patota spiega le forme e gli usi degli articoli indeterminativi, i relativi plurali, i casi in cui occorre variare l’ortografia dell’articolo se il nome che segue inizia per vocale.
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Quando occorre usare l’articolo determinativo e quando l’articolo indeterminativo? Il professor Patota illustra con degli esempi le differenze di uso tra i due tipi di articolo.
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Quando occorre usare l’articolo determinativo e quando l’articolo indeterminativo? Il professor Patota illustra con degli esempi le differenze di uso tra i due tipi di articolo.
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Sono illustrati i casi particolari in cui è corretto anteporre l’articolo indeterminativo a nomi propri di persona e a cognomi.
Per ogni caso particolare viene spiegata la funzione che l’articolo indeterminativo svolge e, sarà anche illustrato un esempio correlato.
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Sono illustrati i casi particolari in cui è corretto anteporre l’articolo indeterminativo a nomi propri di persona e a cognomi.
Per ogni caso particolare viene spiegata la funzione che l’articolo indeterminativo svolge e, sarà anche illustrato un esempio correlato.
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La versatilità del nome: può indicare diversi tipi di soggetti, sentimenti, fatti reali o irreali.
Il professore specifica la differenza tra nomi comuni e nomi propri.
Sono illustrati diversi casi di individuazione del genere dei nomi di persone, di cose, di animali.
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La versatilità del nome: può indicare diversi tipi di soggetti, sentimenti, fatti reali o irreali.
Il professore specifica la differenza tra nomi comuni e nomi propri.
Sono illustrati diversi casi di individuazione del genere dei nomi di persone, di cose, di animali.
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Il professor Patota spiega come individuare il genere dei nomi dal punto di vista della loro forma, in particolare in base alla vocale con cui terminano.
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Il professor Patota spiega come individuare il genere dei nomi dal punto di vista della loro forma, in particolare in base alla vocale con cui terminano.
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L’uso del femminile con i nomi delle città. Viene analizzato il caso curioso dei nomi delle squadre di calcio: quelle che ripropongono il nome uguale a quello della propria città hanno genere maschile (eccezione la Roma), mentre quelle con il nome diverso dalla propria città mantengono il genere femminile, come la città stessa.
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L’uso del femminile con i nomi delle città. Viene analizzato il caso curioso dei nomi delle squadre di calcio: quelle che ripropongono il nome uguale a quello della propria città hanno genere maschile (eccezione la Roma), mentre quelle con il nome diverso dalla propria città mantengono il genere femminile, come la città stessa.
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Il genere del nome dei frutti è solitamente opposto a quello dell’albero che li genera, ma talvolta possono coincidere. In questo video ne sono illustrati i singoli casi particolari.
Come distinguere il genere dei nomi dei vini? Generalmente sono maschili, ma anche in questo caso si presentano delle eccezioni...
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Il genere del nome dei frutti è solitamente opposto a quello dell’albero che li genera, ma talvolta possono coincidere. In questo video ne sono illustrati i singoli casi particolari.
Come distinguere il genere dei nomi dei vini? Generalmente sono maschili, ma anche in questo caso si presentano delle eccezioni...
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota illustra l’evoluzione dell’uso dei nomi femminili di professione dagli inizi del novecento ad oggi. Sono discussi i diversi modi di percepire il suono di alcuni nomi di professioni al femminile non ancora molto diffusi.
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In questo video il professor Patota introduce i plurali doppi. Vi sono nomi che hanno due plurali. Queste due forme al plurale hanno anche due significati diversi. Sono presi in esempio diversi casi di plurali doppi e spiegate le differenze di significato.
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In questo video il professor Patota introduce i plurali doppi. Vi sono nomi che hanno due plurali. Queste due forme al plurale hanno anche due significati diversi. Sono presi in esempio diversi casi di plurali doppi e spiegate le differenze di significato.
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Sono elencati e spiegati diversi casi di plurali doppi, ovvero nomi che hanno il plurale sia al maschile che al femminile.
Le due forme al plurale hanno due significati diversi.
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Sono elencati e spiegati diversi casi di plurali doppi, ovvero nomi che hanno il plurale sia al maschile che al femminile.
Le due forme al plurale hanno due significati diversi.
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Sono illustrati altri esempi di nomi con plurale doppio. Le due forme al plurale, hanno sempre due significati diversi.
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Sono illustrati altri esempi di nomi con plurale doppio. Le due forme al plurale, hanno sempre due significati diversi.
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Il professor Patota spiega l’importanza del verbo, definendolo la parola più importante di una frase, in grado di orientare tutto l’andamento della comunicazione.
Sono illustrati anche casi in cui il verbo può essere sottinteso, si avranno quindi le cosiddette frasi nominali.
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Il professor Patota spiega l’importanza del verbo, definendolo la parola più importante di una frase, in grado di orientare tutto l’andamento della comunicazione.
Sono illustrati anche casi in cui il verbo può essere sottinteso, si avranno quindi le cosiddette frasi nominali.
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I caratteri generali del verbo: le sei persone, i due tipi di tempi (semplici e composti), i sette modi verbali.
Per ogni modo verbale sono specificate le rispettive forme collegate alle sei persone verbali e ne sono esemplificati gli usi.
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I caratteri generali del verbo: le sei persone, i due tipi di tempi (semplici e composti), i sette modi verbali.
Per ogni modo verbale sono specificate le rispettive forme collegate alle sei persone verbali e ne sono esemplificati gli usi.
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Distinzione tra tempi semplici e tempi composti.
Attraverso una tabella dimostrativa saranno elencate le corrispondenze tra i tempi semplici ed i relativi tempi composti.
Regole per impiegare l’ausiliare corretto nei tempi composti.
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Distinzione tra tempi semplici e tempi composti.
Attraverso una tabella dimostrativa saranno elencate le corrispondenze tra i tempi semplici ed i relativi tempi composti.
Regole per impiegare l’ausiliare corretto nei tempi composti.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Distinzione dell’uso degli ausiliari essere e avere tra verbi transitivi, verbi intransitivi e verbi di movimento.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Distinzione dell’uso degli ausiliari essere e avere tra verbi transitivi, verbi intransitivi e verbi di movimento.
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Il professor Patota svela quattro semplici regole per non sbagliare la scelta dell’ausiliare, nella formazione dei tempi composti, con i verbi servili (ovvero: dovere, potere, volere).
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Il professor Patota svela quattro semplici regole per non sbagliare la scelta dell’ausiliare, nella formazione dei tempi composti, con i verbi servili (ovvero: dovere, potere, volere).
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Impieghi e finalità espressive del modo indicativo.
Il modo indicativo indica generalmente fatti certi, ed è formato da otto tempi verbali (quattro semplici e quattro composti).
Sono illustrate infine le caratteristiche principali del presente indicativo.
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Impieghi e finalità espressive del modo indicativo.
Il modo indicativo indica generalmente fatti certi, ed è formato da otto tempi verbali (quattro semplici e quattro composti).
Sono illustrate infine le caratteristiche principali del presente indicativo.
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Sono illustrati casi particolari di uso del presente, ovvero il presente senza tempo.
Esso esprime un dato stabile che si ripete abitualmente, o una qualità valida sempre.
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Sono illustrati casi particolari di uso del presente, ovvero il presente senza tempo.
Esso esprime un dato stabile che si ripete abitualmente, o una qualità valida sempre.
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Sono qui illustrati i casi in cui è possibile usare il presente indicativo al posto del futuro, ovvero in frasi che esprimono intenzioni future.
Si tratta di un impiego corretto del presente indicativo, molto diffuso nella lingua parlata, usato anche nell’ italiano antico e da Dante.
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Sono qui illustrati i casi in cui è possibile usare il presente indicativo al posto del futuro, ovvero in frasi che esprimono intenzioni future.
Si tratta di un impiego corretto del presente indicativo, molto diffuso nella lingua parlata, usato anche nell’ italiano antico e da Dante.
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Un altro caso di uso particolare del presente: il presente storico. Si tratta di un’eredità della lingua e della letteratura latina, può sostituirsi in molti casi al passato remoto.
Per illustrare un esempio di impiego del presente storico, verrà letto un brano estratto dal romanzo di Natalia Ginzburg ”La famiglia Manzoni”.
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Un altro caso di uso particolare del presente: il presente storico. Si tratta di un’eredità della lingua e della letteratura latina, può sostituirsi in molti casi al passato remoto.
Per illustrare un esempio di impiego del presente storico, verrà letto un brano estratto dal romanzo di Natalia Ginzburg ”La famiglia Manzoni”.
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Uso del tempo futuro. Illustrazione di casi particolari in cui il futuro non si adopera per indicare azioni future, ma si sostituisce al presente per esprimere dubbio, per togliere importanza ad un argomento, per esprimere un comando (in quest’ultimo caso si sostituirà ad un imperativo presente).
Infine, si vedrà come impiegare il futuro in una richiesta di scuse o per litigare.
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Uso del tempo futuro. Illustrazione di casi particolari in cui il futuro non si adopera per indicare azioni future, ma si sostituisce al presente per esprimere dubbio, per togliere importanza ad un argomento, per esprimere un comando (in quest’ultimo caso si sostituirà ad un imperativo presente).
Infine, si vedrà come impiegare il futuro in una richiesta di scuse o per litigare.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota spiega le funzioni dell’imperfetto e il significato del termine stesso. Sono illustrati esempi dell’uso dell’imperfetto in situazioni della vita quotidiana e nella sua funzione di tempo verbale proprio di ogni genere di narrazione (epica, onirica, ecc..).
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota spiega le funzioni dell’imperfetto e il significato del termine stesso. Sono illustrati esempi dell’uso dell’imperfetto in situazioni della vita quotidiana e nella sua funzione di tempo verbale proprio di ogni genere di narrazione (epica, onirica, ecc..).
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Viene illustrato in questo video la funzione dell’ imperfetto di cortesia, tempo verbale delle buone maniere e della buona educazione.
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Viene illustrato in questo video la funzione dell’ imperfetto di cortesia, tempo verbale delle buone maniere e della buona educazione.
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La lezione viene introdotta spiegando come avviene la formazione del passato prossimo e del passato remoto.
La formazione dei due tempi verbali sarà poi illustrata in maniera più approfondita coniugando alcuni esempi.
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La lezione viene introdotta spiegando come avviene la formazione del passato prossimo e del passato remoto.
La formazione dei due tempi verbali sarà poi illustrata in maniera più approfondita coniugando alcuni esempi.
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In questo video viene introdotta la differenza di uso, significato e di funzione tra passato prossimo e passato remoto.
Sarà sottolineato come la differenza tra i due tempi verbali non consiste solo in una lontananza cronologica tra il momento in cui si esprime la frase, e il momento nel passato a cui essa si riferisce, ma concerne più che altro una lontananza di tipo psicologico.
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In questo video viene introdotta la differenza di uso, significato e di funzione tra passato prossimo e passato remoto.
Sarà sottolineato come la differenza tra i due tempi verbali non consiste solo in una lontananza cronologica tra il momento in cui si esprime la frase, e il momento nel passato a cui essa si riferisce, ma concerne più che altro una lontananza di tipo psicologico.
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Il professor Patota tratta in questo video i differenti modi di impiego tra nord e sud Italia dei due tempi verbali.
Si evidenzia quanto sia importante e diffuso l’ impiego del passato remoto nella lingua scritta, nella lingua letteraria e nei libri di storia, in egual modo su tutto il territorio nazionale.
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Il professor Patota tratta in questo video i differenti modi di impiego tra nord e sud Italia dei due tempi verbali.
Si evidenzia quanto sia importante e diffuso l’ impiego del passato remoto nella lingua scritta, nella lingua letteraria e nei libri di storia, in egual modo su tutto il territorio nazionale.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota introduce il modo congiuntivo distinguendo i tempi che lo compongono in semplici (presente e imperfetto) e composti (passato e trapassato). Sarà analizzata nel dettaglio la formazione dei quattro tempi verbali, partendo dalla radice dell’infinito e associandovi le rispettive uscite.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Il professor Patota introduce il modo congiuntivo distinguendo i tempi che lo compongono in semplici (presente e imperfetto) e composti (passato e trapassato). Sarà analizzata nel dettaglio la formazione dei quattro tempi verbali, partendo dalla radice dell’infinito e associandovi le rispettive uscite.
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In questa lezione vengono introdotte le forme di cortesia più appropriate per iniziare una lettera formale, a seconda del destinatario a cui essa è indirizzata. Si specifica dove è più corretto posizionare la data e come scriverla.
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In questa lezione vengono introdotte le forme di cortesia più appropriate per iniziare una lettera formale, a seconda del destinatario a cui essa è indirizzata. Si specifica dove è più corretto posizionare la data e come scriverla.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Consigli su come scrivere una lettera formale: impiego degli aggettivi, pronomi e forme di cortesia. Sono illustrati i casi in cui usare la maiuscola reverenziale o di rispetto.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Consigli su come scrivere una lettera formale: impiego degli aggettivi, pronomi e forme di cortesia. Sono illustrati i casi in cui usare la maiuscola reverenziale o di rispetto.
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Terminata la scrittura di una lettera, segue la procedura di spedizione. Ecco come e dove vanno scritti i dati del destinatario sulla busta.
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Terminata la scrittura di una lettera, segue la procedura di spedizione. Ecco come e dove vanno scritti i dati del destinatario sulla busta.
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Questa lezione è stata dedicata principalmente alla parola interrogativa ”Perché”, poiché interroga sul motivo o sullo scopo per cui qualcuno fa o ha fatto qualcosa. Verso la fine del video saranno brevemente trattate anche le cosìdette domande ”si/no”, ovvero domande poste senza parole interrogative.
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Questa lezione è stata dedicata principalmente alla parola interrogativa ”Perché”, poiché interroga sul motivo o sullo scopo per cui qualcuno fa o ha fatto qualcosa. Verso la fine del video saranno brevemente trattate anche le cosìdette domande ”si/no”, ovvero domande poste senza parole interrogative.
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Le preposizioni servono ad esprimere rapporti tra le parole. In questa videolezione Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”di” e ”a”.
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Le preposizioni servono ad esprimere rapporti tra le parole. In questa videolezione Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”di” e ”a”.
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Questa videolezione termina la serie delle lezioni dedicate alle preposizioni semplici. Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”con”, ”su”, ”per”, ”tra” e ”fra”.
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Questa videolezione termina la serie delle lezioni dedicate alle preposizioni semplici. Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”con”, ”su”, ”per”, ”tra” e ”fra”.
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In questa videolezione il professor Patota definirà il concetto di ”frase” e i suoi caratteri generali. L’ elemento fondamentale che permette di definire una frase in quanto tale è il predicato. Sarrano poi trattate le due categorie di frasi: frase semplice o proposizione, e la frase complessa o perido, data dall’ unione di più proposizioni.
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In questa videolezione il professor Patota definirà il concetto di ”frase” e i suoi caratteri generali. L’ elemento fondamentale che permette di definire una frase in quanto tale è il predicato. Sarrano poi trattate le due categorie di frasi: frase semplice o proposizione, e la frase complessa o perido, data dall’ unione di più proposizioni.
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Inizia con questo video la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. Saranno descritte in questa lezione le caratteristiche e le funzioni del soggeto. Sarà definito l’ elemento soggetto: Il soggetto è l’ argomento principale di cui parla il predicato e concorda con il predicato a cui si riferisce.
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Inizia con questo video la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. Saranno descritte in questa lezione le caratteristiche e le funzioni del soggeto. Sarà definito l’ elemento soggetto: Il soggetto è l’ argomento principale di cui parla il predicato e concorda con il predicato a cui si riferisce.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. In italiano può accadere che il soggetto in una frase sia proprio omesso, e non sottinteso. Questo si verifca principalmente quando in una frase vi è un verbo impersonale.
Sarà anche illustrato come può cambiare la posizione del soggetto all’ interno di una frase senza alterare il significato della frase stessa.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. In italiano può accadere che il soggetto in una frase sia proprio omesso, e non sottinteso. Questo si verifca principalmente quando in una frase vi è un verbo impersonale.
Sarà anche illustrato come può cambiare la posizione del soggetto all’ interno di una frase senza alterare il significato della frase stessa.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. Il professor Patota darà una definizione di ”predicato”, l’ elemento più importante di una frase. Saranno illustrate la caratteristiche e le funzioni e distinti i due tipi di predicato: predicato nominale e predicato verbale.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase. Il professor Patota darà una definizione di ”predicato”, l’ elemento più importante di una frase. Saranno illustrate la caratteristiche e le funzioni e distinti i due tipi di predicato: predicato nominale e predicato verbale.
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Il professor Patota illustra un metodo molto utile per individuare il numero di proposizioni presenti in un dato periodo. Semplicemente contando i predicati presenti in un periodo è possibile ricavare di conseguenza il numero delle frasi che costituiscono quel periodo, poichè ad ogni verbo corrisponde una frase.
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Il professor Patota illustra un metodo molto utile per individuare il numero di proposizioni presenti in un dato periodo. Semplicemente contando i predicati presenti in un periodo è possibile ricavare di conseguenza il numero delle frasi che costituiscono quel periodo, poichè ad ogni verbo corrisponde una frase.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase.
Benché il verbo sia l’ elemento che permette di identificare una frase come tale, nell’ italiano comune è possibile trovare frasi senza verbo, incentrate solamente su nomi e aggettivi. Queste frasi sono chiamate frasi nominali.
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Prosegue la serie di lezioni dedicate agli elementi costitutivi della frase.
Benché il verbo sia l’ elemento che permette di identificare una frase come tale, nell’ italiano comune è possibile trovare frasi senza verbo, incentrate solamente su nomi e aggettivi. Queste frasi sono chiamate frasi nominali.
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Inizia con questo video la serie lezioni sulla struttura del periodo. Il professor Patota introduce e definisce la proposizione principale o indipendente, detta anche proposizione reggente.
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Prosegue la serie di lezioni sulla struttura del periodo. Il professor Patota illustra due tipi di collegamento attraverso cui è possibile unire le proposizioni subordinate alla proposizione principale: la coordinazione e la giustapposizione.
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Prosegue la serie di lezioni sulla struttura del periodo. Il professor Patota illustra due tipi di collegamento attraverso cui è possibile unire le proposizioni subordinate alla proposizione principale: la coordinazione e la giustapposizione.
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Prosegue con la subordinazione la serie di lezioni sulla struttura del periodo. Il professor Patota definisce la subordinazione, illustra in che modo è possibile collegare le proposizione subordinate alla frase reggente. Sono spiegate le due forme della subordinazione: forma esplicita e forma implicita.
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Prosegue con la subordinazione la serie di lezioni sulla struttura del periodo. Il professor Patota definisce la subordinazione, illustra in che modo è possibile collegare le proposizione subordinate alla frase reggente. Sono spiegate le due forme della subordinazione: forma esplicita e forma implicita.
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Il professor Patota illustra i diversi modi di costruzione di una frase interrogativa diretta esplicita. Le domande vanno introdotte dalle parole interrogative, le quali cambiano a seconda del tipo di informazione che si vuole ricevere.
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Il professor Patota illustra i diversi modi di costruzione di una frase interrogativa diretta esplicita. Le domande vanno introdotte dalle parole interrogative, le quali cambiano a seconda del tipo di informazione che si vuole ricevere.
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Il professor Patota illustrerà un’ ulteriore possibilità di collegare due frasi sullo stesso piano, ovvero facendo in modo che la seconda frase sia la conclusione logica della prima (collegare concludendo).
Infine, l’ ultimo modo per collegare due parole, due gruppi di parole o due frasi sarà quello di collegarle in parallelo. Saranno viste le congiunzioni più usate per quest’ ultimo tipo di collegamento.
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Il professor Patota illustrerà un’ ulteriore possibilità di collegare due frasi sullo stesso piano, ovvero facendo in modo che la seconda frase sia la conclusione logica della prima (collegare concludendo).
Infine, l’ ultimo modo per collegare due parole, due gruppi di parole o due frasi sarà quello di collegarle in parallelo. Saranno viste le congiunzioni più usate per quest’ ultimo tipo di collegamento.
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Il professor Patota illustrerà una serie di espressioni attraverso cui è possibile indicare una causa, come ad esempio ”per” o ”a causa di” seguiti da un nome o un pronome, oppure ”grazie a”, ”per merito di” o ”per colpa di”.
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Il professor Patota illustrerà una serie di espressioni attraverso cui è possibile indicare una causa, come ad esempio ”per” o ”a causa di” seguiti da un nome o un pronome, oppure ”grazie a”, ”per merito di” o ”per colpa di”.
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Il professor Patota illustrerà le caratteristiche e la costruzione della proposizione causale. Saranno elencate ed esemplificate le congiunzioni causali più usate. Si tratterà anche il caso delle proposizioni causali con participio passato, con l’infinito e con il gerundio.
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Il professor Patota illustrerà le caratteristiche e la costruzione della proposizione causale. Saranno elencate ed esemplificate le congiunzioni causali più usate. Si tratterà anche il caso delle proposizioni causali con participio passato, con l’infinito e con il gerundio.
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Il professor Patota spiegherà come si esprime una conseguenza segnalata da una parola che la anticipa nella frase che precede. Le parole che preparano alla conseguenza possono essere un aggettivo, un avverbio, possono essere anche due parole (un aggettivo e un avverbio), possono essere due avverbi o anche un’ insieme di parole.
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Il professor Patota spiegherà come si esprime una conseguenza segnalata da una parola che la anticipa nella frase che precede. Le parole che preparano alla conseguenza possono essere un aggettivo, un avverbio, possono essere anche due parole (un aggettivo e un avverbio), possono essere due avverbi o anche un’ insieme di parole.
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Il professor Patota in questa videolezione spiegherà i modi per riferire pensieri e parole pronunciati da una persona. Saranno illustrati i caratteri generali di: discorso diretto, discorso indiretto, discorso indiretto libero.
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Il professor Patota in questa videolezione spiegherà i modi per riferire pensieri e parole pronunciati da una persona. Saranno illustrati i caratteri generali di: discorso diretto, discorso indiretto, discorso indiretto libero.
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Il discorso indiretto libero riporta in forma indiretta il discorso di un personaggio, mantenendo però alcune caratteristiche del discorso diretto. Il discorso indiretto libero è tipico dei romanzi e dei racconti, fonde insieme parole e pensieri dei personaggi e dello scrittore. Sarà letto ed analizzato come esempio un brano estratto da un romanzo di Elsa Morante.
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Il discorso indiretto libero riporta in forma indiretta il discorso di un personaggio, mantenendo però alcune caratteristiche del discorso diretto. Il discorso indiretto libero è tipico dei romanzi e dei racconti, fonde insieme parole e pensieri dei personaggi e dello scrittore. Sarà letto ed analizzato come esempio un brano estratto da un romanzo di Elsa Morante.
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Il professor Patota spiega la concordanza dell’ aggettivo. Come dovrò adattare il genere e il numero dell’aggettivo in base alla quantità dei nomi ai cui esso si riferisce e al genere di questi ultimi.
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Il professor Patota spiega la concordanza dell’ aggettivo. Come dovrò adattare il genere e il numero dell’aggettivo in base alla quantità dei nomi ai cui esso si riferisce e al genere di questi ultimi.
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Il professor Patota illustrerà in questo video espressioni e parole che possono essere usate come risposte alternative al semplice ”no”. Queste espressioni possono dare maggior incisione alla nostra risposta negativa o rendere più netto un nostro rifiuto.
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Il professor Patota illustrerà in questo video espressioni e parole che possono essere usate come risposte alternative al semplice ”no”. Queste espressioni possono dare maggior incisione alla nostra risposta negativa o rendere più netto un nostro rifiuto.
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Il professor Patota illustrerà i tre tipi di congiunzioni che servono a Collegare affermando (”e”) collegare negando (”né”), collegare escludendo (”o”). Questi tipi di congiunzioni collegano due parole, due gruppi di parole o due frasi sullo stesso piano.
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Il professor Patota illustrerà i tre tipi di congiunzioni che servono a Collegare affermando (”e”) collegare negando (”né”), collegare escludendo (”o”). Questi tipi di congiunzioni collegano due parole, due gruppi di parole o due frasi sullo stesso piano.
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Il professor Patota illustrerà diverse possibilità per indicare un modo. Un modo si può indicare con una combinazione di parole, con un nome, con un avverbio di modo o con una frase. Se indichiamo un modo con un nome questo potrà essere preceduto da una preposizione e accompagnato da un aggettivo.
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Il professor Patota illustrerà diverse possibilità per indicare un modo. Un modo si può indicare con una combinazione di parole, con un nome, con un avverbio di modo o con una frase. Se indichiamo un modo con un nome questo potrà essere preceduto da una preposizione e accompagnato da un aggettivo.
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Il professor Patota spiega come collocare un fatto nel tempo adoperando le subordinate temporali.
La proposizione temporale consente di collocare l’ azione secondo tre tipi di rapporto temporale rispetto alla reggente: rapporto di contemporaneità, rapporto di anteriorità, rapporto di posteriorità.
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Il professor Patota spiega come collocare un fatto nel tempo adoperando le subordinate temporali.
La proposizione temporale consente di collocare l’ azione secondo tre tipi di rapporto temporale rispetto alla reggente: rapporto di contemporaneità, rapporto di anteriorità, rapporto di posteriorità.
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Il professor Patota illustrerà diversi modi e i diversi elementi attraverso cui è possibile indicare il tempo in cui è accaduto, accade o accadrà qualcosa. Tale indicazione temporale può essere espressa da un nome, un avverbio, o una frase.
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Il professor Patota illustrerà diversi modi e i diversi elementi attraverso cui è possibile indicare il tempo in cui è accaduto, accade o accadrà qualcosa. Tale indicazione temporale può essere espressa da un nome, un avverbio, o una frase.
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Il professor Patota illustra con alcuni esempi le espressioni di tempo più comuni adoperate per indicare contemporaneità, anteriorità e posteriorità. Tali espressioni permettono di collocare nel tempo l’ azione di una proposizione temporale.
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Il professor Patota illustra con alcuni esempi le espressioni di tempo più comuni adoperate per indicare contemporaneità, anteriorità e posteriorità. Tali espressioni permettono di collocare nel tempo l’ azione di una proposizione temporale.
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In questa lezione verrà illustrata un’ altra possibilità per indicare un modo, ovvero adoperando gruppi di parole che la grammatica chiama locuzioni avverbiali di modo. Nella maggior parte dei casi queste espressioni sono formate da una preposizione più un’ altra parola.
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In questa lezione verrà illustrata un’ altra possibilità per indicare un modo, ovvero adoperando gruppi di parole che la grammatica chiama locuzioni avverbiali di modo. Nella maggior parte dei casi queste espressioni sono formate da una preposizione più un’ altra parola.
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Il professor Patota illustra le regole per accordare correttamente il participio passato. Nei tempi composti con gli ausiliari essere e avere il participio passato rimane invariato al maschile, in altri casi concorda o col soggetto o con il complemento oggetto.
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Il professor Patota illustra le regole per accordare correttamente il participio passato. Nei tempi composti con gli ausiliari essere e avere il participio passato rimane invariato al maschile, in altri casi concorda o col soggetto o con il complemento oggetto.
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Anche il gerundio come il participio e l’ infinito ha due tempi: il presente e il passato.
Il gerundio presente è formato da un’ unica parola, ed è detto anche gerundio semplice. Il gerundio passato è formato da due parole, è detto anche gerundio composto.
Il gerundio è un modo verbale difficile da usare, ma sono comunque illustrati degli esempi di impiego.
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Anche il gerundio come il participio e l’ infinito ha due tempi: il presente e il passato.
Il gerundio presente è formato da un’ unica parola, ed è detto anche gerundio semplice. Il gerundio passato è formato da due parole, è detto anche gerundio composto.
Il gerundio è un modo verbale difficile da usare, ma sono comunque illustrati degli esempi di impiego.
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I pronomi personali indicano le persone grammaticali che sono coinvolte nella comunicazione.
A seconda della funzione che svolgono all’ interno della frase, i pronomi personali si distinguono in: pronomi personali soggetto e pronomi personali complemento.
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I pronomi personali indicano le persone grammaticali che sono coinvolte nella comunicazione.
A seconda della funzione che svolgono all’ interno della frase, i pronomi personali si distinguono in: pronomi personali soggetto e pronomi personali complemento.
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Tra i vari tipi di avverbi quelli più importanti sono gli avverbi di modo o qualità. Sono facilmente riconoscibili poiché terminano tutti in -mente. Basta aggiungere il suffisso -mente a un’ aggettivo di qualità al femminile.
Il professor Patota ne esemplificherà alcuni spiegando anche la derivazione latina del suffisso -mente.
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Tra i vari tipi di avverbi quelli più importanti sono gli avverbi di modo o qualità. Sono facilmente riconoscibili poiché terminano tutti in -mente. Basta aggiungere il suffisso -mente a un’ aggettivo di qualità al femminile.
Il professor Patota ne esemplificherà alcuni spiegando anche la derivazione latina del suffisso -mente.
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Viene evidenziata in questa lezione l’ importanza della congiunzione e la sua funzione di legare insieme le parole.
Altrettanto importanti sono le locuzioni congiuntive, ovvero due o più parole insieme che funzionano da congiunzione, talvolta esprimendo una causa, ad esempio poiché, dato che, ecc...
Le congiunzioni coordinative collegano due parole o due frasi mettendole sullo stesso piano. Invece le congiunzioni subordinative o subordinate collegano due frasi mettendole su due piani diversi, una regge l’altra, e una è dipendente dall’altra.
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Viene evidenziata in questa lezione l’ importanza della congiunzione e la sua funzione di legare insieme le parole.
Altrettanto importanti sono le locuzioni congiuntive, ovvero due o più parole insieme che funzionano da congiunzione, talvolta esprimendo una causa, ad esempio poiché, dato che, ecc...
Le congiunzioni coordinative collegano due parole o due frasi mettendole sullo stesso piano. Invece le congiunzioni subordinative o subordinate collegano due frasi mettendole su due piani diversi, una regge l’altra, e una è dipendente dall’altra.
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Le congiunzioni subordinative sono tantissime e risulterebbe lunghissimo e perfin inutile elencarle. Il professor Patota ha scelto di elencare quattro gruppi di congiunzioni subordinative a titolo di esempio, precisando che non sono le uniche.
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Le congiunzioni subordinative sono tantissime e risulterebbe lunghissimo e perfin inutile elencarle. Il professor Patota ha scelto di elencare quattro gruppi di congiunzioni subordinative a titolo di esempio, precisando che non sono le uniche.
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Seconda videolezione dedicata alle preposizioni semplici. In questa videolezione Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”in”, ”da” e ”per”.
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Seconda videolezione dedicata alle preposizioni semplici. In questa videolezione Il professor Patota approfondirà numerosi esempi attraverso cui possiamo capire le diverse funzioni e i diversi significati delle preposizioni ”in”, ”da” e ”per”.
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Prosegue il discorso sulle interiezioni. La categoria delle interiezioni è formata da parole che sono solo interiezioni, e da parole che non sone vere e proprie interiezioni ma che possono essere anche usate come tali.
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Prosegue il discorso sulle interiezioni. La categoria delle interiezioni è formata da parole che sono solo interiezioni, e da parole che non sone vere e proprie interiezioni ma che possono essere anche usate come tali.
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Il professor Patota illustra le formule di saluto più diffuse nella lingua italiana. Sarà illustrato anche come cambiano le abitudini di saluto nelle diverse regioni italiane durante l’arco della giornata.
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Il professor Patota illustra le formule di saluto più diffuse nella lingua italiana. Sarà illustrato anche come cambiano le abitudini di saluto nelle diverse regioni italiane durante l’arco della giornata.
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In questa videolezione sono illustrati i caratteri generali dell’interiezione e le sue funzioni espressive.
L’ interiezione è una parola invariabile che ha il valore di una frase esclamativa. Usiamo le interiezioni per esprimere sentimenti, sensazioni ed emozioni.
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In questa videolezione sono illustrati i caratteri generali dell’interiezione e le sue funzioni espressive.
L’ interiezione è una parola invariabile che ha il valore di una frase esclamativa. Usiamo le interiezioni per esprimere sentimenti, sensazioni ed emozioni.
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Il professor Patota illustra una serie di casi in cui l’accento è facoltativo nella scrittura, ovvero casi di ambiguità in cui è possibile omettere l’accento.
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Il professor Patota illustra una serie di casi in cui l’accento è facoltativo nella scrittura, ovvero casi di ambiguità in cui è possibile omettere l’accento.
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Il professor Patota esemplifica la costruzione di un periodo ipotetico e ne definisce le parti che lo compongono: frase condizione e frase conseguenza.
Sarà anche spiegato in seguito l’assenza di differenza tra periodo ipotetico della realtà e periodo ipotetico dell’irrealtà da un punto di vista della forma, della struttura. L’unica differenza tra i due tipi di periodo ipotetico risiede nel contenuto, nel significato.
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Il professor Patota esemplifica la costruzione di un periodo ipotetico e ne definisce le parti che lo compongono: frase condizione e frase conseguenza.
Sarà anche spiegato in seguito l’assenza di differenza tra periodo ipotetico della realtà e periodo ipotetico dell’irrealtà da un punto di vista della forma, della struttura. L’unica differenza tra i due tipi di periodo ipotetico risiede nel contenuto, nel significato.
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Sono illustrati gli usi e la struttura del modo imperativo:
l’imperativo si usa per ordinare, per rimproverare, per invitare, per pregare.
L’imperativo non ha la terza persona, né singolare né plurale, neanche la prima persona né singolare né plurale. Quindi per esprimere un comando a una terza persona o a una prima persona uso le forme del congiuntivo presente. In questo caso di impiego del congiuntivo abbiamo il cosiddétto congiuntivo esortativo.
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Sono illustrati gli usi e la struttura del modo imperativo:
l’imperativo si usa per ordinare, per rimproverare, per invitare, per pregare.
L’imperativo non ha la terza persona, né singolare né plurale, neanche la prima persona né singolare né plurale. Quindi per esprimere un comando a una terza persona o a una prima persona uso le forme del congiuntivo presente. In questo caso di impiego del congiuntivo abbiamo il cosiddétto congiuntivo esortativo.
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In questa videolezione viene spiegato il modo verbale participio. Ha due tempi: presente e passato. Il participio presente è usato quasi sempre come nome o aggettivo, mentre il participio passato si adopera quasi sempre come verbo in vari tipi di frasi subordinate.
L’ uso più diffuso del participio passato rimane quello della formazione dei tempi composti o dei verbi passivi.
Anche molti participi passati sono diventati nomi noti e diffusi nella lingua italiana.
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In questa videolezione viene spiegato il modo verbale participio. Ha due tempi: presente e passato. Il participio presente è usato quasi sempre come nome o aggettivo, mentre il participio passato si adopera quasi sempre come verbo in vari tipi di frasi subordinate.
L’ uso più diffuso del participio passato rimane quello della formazione dei tempi composti o dei verbi passivi.
Anche molti participi passati sono diventati nomi noti e diffusi nella lingua italiana.
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Il professor Patota introduce l’accento e la sua funzione nella lingua italiana. In seguito sarà illustrata la classificazione delle parole in base alla posizione dell’accento:
- tronche: quando l’accento cade sull’ultima sillaba.
- piane: hanno l’accento sulla penultima sillaba.
- sdrucciole: cioé con l’accento sulla terzultima sillaba.
- bisdrucciole: con l’accento sulla quartultima sillaba.
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Il professor Patota introduce l’accento e la sua funzione nella lingua italiana. In seguito sarà illustrata la classificazione delle parole in base alla posizione dell’accento:
- tronche: quando l’accento cade sull’ultima sillaba.
- piane: hanno l’accento sulla penultima sillaba.
- sdrucciole: cioé con l’accento sulla terzultima sillaba.
- bisdrucciole: con l’accento sulla quartultima sillaba.
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Il professor Patota discute sull’apparente assenza di regole grammaticali sulla punteggiatura. Questo fa si che in molti casi, l’uso della punteggiatura sembri dipendere dal gusto personale. In realtà non è così, le regole esistono, e la prima da imparare è che i segni d’interpunzione collegano le frasi e i periodi, non li separano. Non producono le pause, ma segnalano solo quelle già presenti nel testo.
Infine sarà spiegato come fare per garantire al nostro scritto una buona punteggiatura.
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Il professor Patota discute sull’apparente assenza di regole grammaticali sulla punteggiatura. Questo fa si che in molti casi, l’uso della punteggiatura sembri dipendere dal gusto personale. In realtà non è così, le regole esistono, e la prima da imparare è che i segni d’interpunzione collegano le frasi e i periodi, non li separano. Non producono le pause, ma segnalano solo quelle già presenti nel testo.
Infine sarà spiegato come fare per garantire al nostro scritto una buona punteggiatura.
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Sono illustrate in questo video le funzioni principali della virgola. Questo segno d’interpunzione viene usato nelle interruzioni deboli tra due parole o due gruppi di parole.
Un’ altra funzione della virgola è quella di collegare due o più frasi che si succedono in modo rapido, senza congiunzioni. È tratto un esempio dal romanzo di Margaret Mazzantini ”Non ti muovere”.
La virgola, viene anche usata per collegare varie frasi subordinate alla frase principale.
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Sono illustrate in questo video le funzioni principali della virgola. Questo segno d’interpunzione viene usato nelle interruzioni deboli tra due parole o due gruppi di parole.
Un’ altra funzione della virgola è quella di collegare due o più frasi che si succedono in modo rapido, senza congiunzioni. È tratto un esempio dal romanzo di Margaret Mazzantini ”Non ti muovere”.
La virgola, viene anche usata per collegare varie frasi subordinate alla frase principale.
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In questa lezione si parla delle virgolette. Esistono due tipi di virgolette: le virgolette alte e le virgolette basse.
Entrambi i tipi di virgolette possono essere usate indistintamente per aprire o chiudere un discorso diretto, o per aprire e chiudere una citazione, o per incorniciare un titolo.
In quest’ ultimo caso, l’uso delle virgolette è alternativo all’uso del corsivo che rimane il modo più comune per indicare un titolo.
La lineetta invece può soltanto aprire un discorso diretto. La lineetta apre e chiude il discorso diretto solo se questo è seguito da altre parole. Un’ altra funzione della lineetta è quella di poter isolare un inciso, in alternativa alle virgole o alle parentesi tonde.
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In questa lezione si parla delle virgolette. Esistono due tipi di virgolette: le virgolette alte e le virgolette basse.
Entrambi i tipi di virgolette possono essere usate indistintamente per aprire o chiudere un discorso diretto, o per aprire e chiudere una citazione, o per incorniciare un titolo.
In quest’ ultimo caso, l’uso delle virgolette è alternativo all’uso del corsivo che rimane il modo più comune per indicare un titolo.
La lineetta invece può soltanto aprire un discorso diretto. La lineetta apre e chiude il discorso diretto solo se questo è seguito da altre parole. Un’ altra funzione della lineetta è quella di poter isolare un inciso, in alternativa alle virgole o alle parentesi tonde.
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Il professor Patota introduce con la definizione di articolo e prosegue spiegando caratteristiche e funzioni di quest’ultimo, molto importanti nella lingua italiana.
La concordanza tra articolo e nome: in alcuni casi è l’unico elemento che permette di capire il genere o il numero del nome.
L’articolo permette di trasformare un participio presente o un verbo all’infinito in nome, può far diventare nome un aggettivo o perfino una congiunzione.
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Il professor Patota introduce con la definizione di articolo e prosegue spiegando caratteristiche e funzioni di quest’ultimo, molto importanti nella lingua italiana.
La concordanza tra articolo e nome: in alcuni casi è l’unico elemento che permette di capire il genere o il numero del nome.
L’articolo permette di trasformare un participio presente o un verbo all’infinito in nome, può far diventare nome un aggettivo o perfino una congiunzione.
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Il professor Patota illustra come si siano affermati nella lingua italiana il femminile di alcuni nomi di professioni, che prima non esistevano. Permangono però ancora delle difficoltà nello stabilire il femminile di certe professioni. Infine sono suggerite delle scelte, per evitare di trasformare in modo peggiorativo i nomi di alcune professioni, il cui uso al femminile è ancora oscillante.
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Il professor Patota illustra come si siano affermati nella lingua italiana il femminile di alcuni nomi di professioni, che prima non esistevano. Permangono però ancora delle difficoltà nello stabilire il femminile di certe professioni. Infine sono suggerite delle scelte, per evitare di trasformare in modo peggiorativo i nomi di alcune professioni, il cui uso al femminile è ancora oscillante.
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Come distinguere l’ausiliare giusto per formare i tempi composti? Sono illustrati i casi più tipici per entrambi gli ausiliari.
Il verbo avere sarà impiegato come ausiliare principalmente con verbi transitivi, con pochi verbi intransitivi, e come ausiliare di se stesso.
L’ ausiliare essere invece si usa perlopiù con la maggior parte dei verbi intransitivi, con i verbi riflessivi, come ausiliare di se stesso o di un verbo passivo.
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Come distinguere l’ausiliare giusto per formare i tempi composti? Sono illustrati i casi più tipici per entrambi gli ausiliari.
Il verbo avere sarà impiegato come ausiliare principalmente con verbi transitivi, con pochi verbi intransitivi, e come ausiliare di se stesso.
L’ ausiliare essere invece si usa perlopiù con la maggior parte dei verbi intransitivi, con i verbi riflessivi, come ausiliare di se stesso o di un verbo passivo.
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Quando usare l’indicativo e quando il congiuntivo? Sono illustrati i casi che spesso creano confusione e il metodo per individuare il modo verbale più corretto. Nello specifico sono distinti due tipi di frasi completive, ovvero frasi introdotte dalla congiunzione ”che”, (causa principale di confusione). Le frasi completive possono esprimere certezze (con modo verbale all’indicativo) o opinioni (modo congiuntivo).
Infine sono illustrati altri tre casi dove dopo il ”che” si usa sempre il congiuntivo:
- Verbi alla terza persona specifici (sembra, pare,...).
- Espressioni alla terza persona con verbo essere.
- Verbi alla terza persona che esprimono necessità o convenienza.
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Quando usare l’indicativo e quando il congiuntivo? Sono illustrati i casi che spesso creano confusione e il metodo per individuare il modo verbale più corretto. Nello specifico sono distinti due tipi di frasi completive, ovvero frasi introdotte dalla congiunzione ”che”, (causa principale di confusione). Le frasi completive possono esprimere certezze (con modo verbale all’indicativo) o opinioni (modo congiuntivo).
Infine sono illustrati altri tre casi dove dopo il ”che” si usa sempre il congiuntivo:
- Verbi alla terza persona specifici (sembra, pare,...).
- Espressioni alla terza persona con verbo essere.
- Verbi alla terza persona che esprimono necessità o convenienza.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota. Le formule di chiusura delle lettere formali: come evitare le formule più antiquate e cadute in disuso, distinzione delle formule usate per le lettere indirizzate a persone da quelle indirizzate a istituzioni. Perché è preferibile anteporre il nome al cognome nella firma, e infine, delucidazioni su come fare aggiunte a fine lettera dopo la firma: il post scriptum (P.S.).
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In questo video il professor Patota spiega la differenza grafica e di suono tra l’accento acuto e l’accento grave.
In questo caso si tratta di accenti che vanno obbligatoriamente inseriti nello scritto.
Sono infine elencate, le parole più usate nella lingua italiana con accento grave e con accento acuto.
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In questo video il professor Patota spiega la differenza grafica e di suono tra l’accento acuto e l’accento grave.
In questo caso si tratta di accenti che vanno obbligatoriamente inseriti nello scritto.
Sono infine elencate, le parole più usate nella lingua italiana con accento grave e con accento acuto.
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Terza lezione dedicata ai saluti italiani. In questo video il professor Patota illustrerà i saluti caduti in disuso e quelli diventati di moda. Verrà spiegato in quali contesti veniva usato il saluto ”addio”, per quale motivo ”buona giornata” è diventato così di moda, il significato latino di ”salve” ed i suoi impieghi nell’attualità.
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Terza lezione dedicata ai saluti italiani. In questo video il professor Patota illustrerà i saluti caduti in disuso e quelli diventati di moda. Verrà spiegato in quali contesti veniva usato il saluto ”addio”, per quale motivo ”buona giornata” è diventato così di moda, il significato latino di ”salve” ed i suoi impieghi nell’attualità.
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Il professor Patota illustra i due modi più diffusi per rispondere alle domande, ovvero ”si” e ”no”. In grammatica queste due semplici parole sono dette profrasi, perchè sono due parole che rappresentano e sostituiscono un’ intera frase che si dà come risposta.
Saranno illustrate anche altre espressioni molto diffuse per rispondere a una domanda, per accogliere una richiesta, per confermare qualcosa, per rafforzare una conferma.
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Il professor Patota illustra i due modi più diffusi per rispondere alle domande, ovvero ”si” e ”no”. In grammatica queste due semplici parole sono dette profrasi, perchè sono due parole che rappresentano e sostituiscono un’ intera frase che si dà come risposta.
Saranno illustrate anche altre espressioni molto diffuse per rispondere a una domanda, per accogliere una richiesta, per confermare qualcosa, per rafforzare una conferma.
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Il professor Patota illustrerà i diversi modi per esprimere uno scopo. Uno scopo, un obiettivo si indica generalmente da ”per” seguito da un nome o da un pronome. Qualche volta lo scopo può essere indicato anche da ”in” più un nome. Lo scopo specifico per cui è fatto un oggetto può essere indicato da ”da” più un nome. Vi sono espressioni anche più formali per indicare uno scopo come ad esempio ”al fine di”, ”allo scopo di”, ”in vista di”.
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Il professor Patota illustrerà i diversi modi per esprimere uno scopo. Uno scopo, un obiettivo si indica generalmente da ”per” seguito da un nome o da un pronome. Qualche volta lo scopo può essere indicato anche da ”in” più un nome. Lo scopo specifico per cui è fatto un oggetto può essere indicato da ”da” più un nome. Vi sono espressioni anche più formali per indicare uno scopo come ad esempio ”al fine di”, ”allo scopo di”, ”in vista di”.
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L’ unico modo per usare l’apostrofo correttamente nella scrittura è sapere in quali casi è obbligatorio.
Il professor Patota illustra i casi in cui è obbligatorio l’apostrofo:
- L’apostrofo è obbligatorio quando si ha ”ci” davanti al verbo essere.
- L’ apostrofo è obbligatorio con cinque forme ridotte dell’ imperativo, ovvero: da’, di’, fa’, sta’, va’.
- L’ apostrofo è obbligatorio con la forma ridotta di poco, po’.
Saranno in seguito trattati i due dubbi più frequenti sull’uso dell’apostrofo:
- Va apostrofato l’ articolo indeterminativo femminile ”una” davanti a un nome che inizia per vocale. La stessa regola vale anche per ”qualcuna” e ”nessuna”.
- Il secondo dubbio invece riguarda la parola ”quale”. La forma ridotta ”qual” non va mai apostrofata.
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L’ unico modo per usare l’apostrofo correttamente nella scrittura è sapere in quali casi è obbligatorio.
Il professor Patota illustra i casi in cui è obbligatorio l’apostrofo:
- L’apostrofo è obbligatorio quando si ha ”ci” davanti al verbo essere.
- L’ apostrofo è obbligatorio con cinque forme ridotte dell’ imperativo, ovvero: da’, di’, fa’, sta’, va’.
- L’ apostrofo è obbligatorio con la forma ridotta di poco, po’.
Saranno in seguito trattati i due dubbi più frequenti sull’uso dell’apostrofo:
- Va apostrofato l’ articolo indeterminativo femminile ”una” davanti a un nome che inizia per vocale. La stessa regola vale anche per ”qualcuna” e ”nessuna”.
- Il secondo dubbio invece riguarda la parola ”quale”. La forma ridotta ”qual” non va mai apostrofata.
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L’ aggettivo è una parola che precisa, arricchisce, aggiunge particolari, indica differenze sottili. Il professor Patota fa notare in questa videolezione come l’aggettivo possa diventare un peso inutile sia nel parlato che nello scritto poiché si tende ad utilizzarlo per indicare caratteristiche ovvie e prevedibili. Pertanto, al fine rendere efficace il proprio scritto è preferibile evitare l’uso dell’ aggettivo quando non aggiunge nessuna informazione nuova e utile.
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L’ aggettivo è una parola che precisa, arricchisce, aggiunge particolari, indica differenze sottili. Il professor Patota fa notare in questa videolezione come l’aggettivo possa diventare un peso inutile sia nel parlato che nello scritto poiché si tende ad utilizzarlo per indicare caratteristiche ovvie e prevedibili. Pertanto, al fine rendere efficace il proprio scritto è preferibile evitare l’uso dell’ aggettivo quando non aggiunge nessuna informazione nuova e utile.
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In questa videolezione viene approfondita la possibilità di indicare un modo con una frase modale, la quale può essere formata da ”con” o ”senza” seguiti da un verbo all’ infinito o da un gerundio. Saranno illustrate anche altre tre possibili costruzioni di una frase modale. Il primo caso vede la frase introdotta da ”come” più verbo all’indicativo o al condizionale. Nel secondo caso la frase può essere introdotta da ”comunque” più verbo al congiuntivo. Il terzo caso vede la frase introdotta da ”come se” più verbo al congiuntivo.
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In questa videolezione viene approfondita la possibilità di indicare un modo con una frase modale, la quale può essere formata da ”con” o ”senza” seguiti da un verbo all’ infinito o da un gerundio. Saranno illustrate anche altre tre possibili costruzioni di una frase modale. Il primo caso vede la frase introdotta da ”come” più verbo all’indicativo o al condizionale. Nel secondo caso la frase può essere introdotta da ”comunque” più verbo al congiuntivo. Il terzo caso vede la frase introdotta da ”come se” più verbo al congiuntivo.
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Il professor Patota illustra l’origine della parola ”aggettivo” e la funzione grammaticale che esso ha. In seguito distingue tra due grandi categorie in cui si possono classificare tutti gli aggettivi: quelli che indicano una caratteristica e quelli che precisano.
Tra gli aggettivi che indicano una caratteristica abbiamo: gli aggettivi qualificativi, gli aggettivi di colore, gli aggettivi di relazione, gli aggettivi geografici ed etnici.
Gli aggettivi che precisano invece sono: gli aggettivi possessivi, gli aggettivi dimostrativi, gli aggettivi interrogativi, gli aggettivi esclamativi, gli aggettivi indefiniti.
Viene esemplificata ogni tipologia.
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Il professor Patota illustra l’origine della parola ”aggettivo” e la funzione grammaticale che esso ha. In seguito distingue tra due grandi categorie in cui si possono classificare tutti gli aggettivi: quelli che indicano una caratteristica e quelli che precisano.
Tra gli aggettivi che indicano una caratteristica abbiamo: gli aggettivi qualificativi, gli aggettivi di colore, gli aggettivi di relazione, gli aggettivi geografici ed etnici.
Gli aggettivi che precisano invece sono: gli aggettivi possessivi, gli aggettivi dimostrativi, gli aggettivi interrogativi, gli aggettivi esclamativi, gli aggettivi indefiniti.
Viene esemplificata ogni tipologia.
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Sono illustrati i casi in cui è obbligatorio mettere l’accento nella scrittura.
A differenza della lingua parlata, dove vi è sempre un accento a caratterizzare la pronuncia di ogni singola parola, nell’ italiano scritto sono pochi i casi in cui è obbligatorio indicare l’accento.
Nella scrittura l’accento lo dobbiamo segnare:
- nelle parole tronche.
- in queste sei parole con una sola sillaba: ciò, già, giù, più, può, scià.
Sarà poi elencata una serie di coppie di parole uguali nella scrittura ma differenti nel significato. Diventa obbligatorio anche in questo caso l’uso dell’accento per non confonderci nell’uso di queste parole. Per esempio: ”da” preposizione, ”dà” voce del verbo dare.
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Sono illustrati i casi in cui è obbligatorio mettere l’accento nella scrittura.
A differenza della lingua parlata, dove vi è sempre un accento a caratterizzare la pronuncia di ogni singola parola, nell’ italiano scritto sono pochi i casi in cui è obbligatorio indicare l’accento.
Nella scrittura l’accento lo dobbiamo segnare:
- nelle parole tronche.
- in queste sei parole con una sola sillaba: ciò, già, giù, più, può, scià.
Sarà poi elencata una serie di coppie di parole uguali nella scrittura ma differenti nel significato. Diventa obbligatorio anche in questo caso l’uso dell’accento per non confonderci nell’uso di queste parole. Per esempio: ”da” preposizione, ”dà” voce del verbo dare.
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Generalmente il pronome è considerato una parola che sostituisce un nome, ma non è sempre così.
Il pronome può sostituire altri tipi di parole oltre ai nomi, o anche più parole messe insieme a formare un’ intera frase.
In alcuni casi il pronome non sostituisce nessun’ altra parola.
In altri casi i pronomi possono essere utilizzati come aggettivi, e quindi possono accompagnare un nome. In questo caso avremo gli aggettivi pronominali. Esistono diversi tipi di pronomi e aggettivi pronominali: i pronomi personali, i pronomi e gli aggettivi possessivi, i pronomi e gli aggettivi dimostrativi, i pronomi e gli aggettivi indefiniti, i pronomi relativi, i pronomi e gli aggettivi interrogativi, i pronomi e gli aggettivi esclamativi.
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Generalmente il pronome è considerato una parola che sostituisce un nome, ma non è sempre così.
Il pronome può sostituire altri tipi di parole oltre ai nomi, o anche più parole messe insieme a formare un’ intera frase.
In alcuni casi il pronome non sostituisce nessun’ altra parola.
In altri casi i pronomi possono essere utilizzati come aggettivi, e quindi possono accompagnare un nome. In questo caso avremo gli aggettivi pronominali. Esistono diversi tipi di pronomi e aggettivi pronominali: i pronomi personali, i pronomi e gli aggettivi possessivi, i pronomi e gli aggettivi dimostrativi, i pronomi e gli aggettivi indefiniti, i pronomi relativi, i pronomi e gli aggettivi interrogativi, i pronomi e gli aggettivi esclamativi.
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L’avverbio è una parte del discorso che permette di precisare il senso di altre parole. Sono illustrate ed esemplificate diverse tipologie di avverbi: avverbi di modo, avverbi di quantità, avverbi di qualità, avverbi di tempo, avverbi interrogativi, avverbi esclamativi.
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L’avverbio è una parte del discorso che permette di precisare il senso di altre parole. Sono illustrate ed esemplificate diverse tipologie di avverbi: avverbi di modo, avverbi di quantità, avverbi di qualità, avverbi di tempo, avverbi interrogativi, avverbi esclamativi.
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Generalmente si dice che i pronomi possessivi esprimano un rapporto di possesso, ma non è sempre così.
I pronomi possessivi possono indicare anche rapporti di parentela, o rapporti di lavoro, oppure possono esprimere a chi appartiene una determinata abitudine, a chi si deve la creazione di un oggetto.
Saranno illustrati anche dubbi o situazioni ambigue che si possono venire creare con l’ impiego dei pronomi possessivi, e combinazioni alternative per ovviare all’ ambiguità.
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Generalmente si dice che i pronomi possessivi esprimano un rapporto di possesso, ma non è sempre così.
I pronomi possessivi possono indicare anche rapporti di parentela, o rapporti di lavoro, oppure possono esprimere a chi appartiene una determinata abitudine, a chi si deve la creazione di un oggetto.
Saranno illustrati anche dubbi o situazioni ambigue che si possono venire creare con l’ impiego dei pronomi possessivi, e combinazioni alternative per ovviare all’ ambiguità.
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Gli aggettivi e i pronomi dimostativi indicano la posizione di qualcuno o di qualcosa nello spazio e nel tempo.
In base alla vicinanza o alla lontanaza nel tempo o nello spazio di questo ”qualcuno” o questo ”qualcosa” si impiegherà il dimostrativo appropriato.
Talvolta i dimostrativi possono indicare anche una distanza psicologica, ad esempio se si intende prendere le distanze da una persona potrei usare il dimostrativo ”quel”: «Quel tizio non mi piace neanche un po’ ». ”Codesto” generalente viene usato nel linguaggio burocratico.
In conclusione nell’ italiano attuale i dimostrativi fondamentali sono due: ”questo” e ”quello”.
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Gli aggettivi e i pronomi dimostativi indicano la posizione di qualcuno o di qualcosa nello spazio e nel tempo.
In base alla vicinanza o alla lontanaza nel tempo o nello spazio di questo ”qualcuno” o questo ”qualcosa” si impiegherà il dimostrativo appropriato.
Talvolta i dimostrativi possono indicare anche una distanza psicologica, ad esempio se si intende prendere le distanze da una persona potrei usare il dimostrativo ”quel”: «Quel tizio non mi piace neanche un po’ ». ”Codesto” generalente viene usato nel linguaggio burocratico.
In conclusione nell’ italiano attuale i dimostrativi fondamentali sono due: ”questo” e ”quello”.
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Il professor Patota definisce il pronome relativo. Si chiama pronome perchè di fatto sostituisce un nome, e si chiama relativo perché mette in relazione due frasi.
Il pronome relativo ha due forme: una variabile e una invariabile. Statisticamente sono molto più usate le forme invariabili, ovvero ”che” e ”cui”.
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Il professor Patota definisce il pronome relativo. Si chiama pronome perchè di fatto sostituisce un nome, e si chiama relativo perché mette in relazione due frasi.
Il pronome relativo ha due forme: una variabile e una invariabile. Statisticamente sono molto più usate le forme invariabili, ovvero ”che” e ”cui”.
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Il professor Patota introduce la videolezione menzionando alcuni esempi dove il pronome relativo invariabile ”cui” può essere impiegato senza preposizioni articolate.
I pronomi relativi variabili mutano non solo in base al nome a cui si riferiscono, nel genere e nel numero, ma anche in base alla funzione. Quando è soggetto il pronome relativo variabile è preceduto dall’ articolo determinativo, invece quando è complemento indiretto è preceduto dalle varie preposizioni articolate.
In teoria ”che” e ”il quale” dovrebbero essere intercambiali, ma possono presentarsi dei casi in cui ”che” può creare delle ambiguità occorre quindi usare il pronome relativo invariabile, poiché permette di specificare genere e numero.
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Il professor Patota introduce la videolezione menzionando alcuni esempi dove il pronome relativo invariabile ”cui” può essere impiegato senza preposizioni articolate.
I pronomi relativi variabili mutano non solo in base al nome a cui si riferiscono, nel genere e nel numero, ma anche in base alla funzione. Quando è soggetto il pronome relativo variabile è preceduto dall’ articolo determinativo, invece quando è complemento indiretto è preceduto dalle varie preposizioni articolate.
In teoria ”che” e ”il quale” dovrebbero essere intercambiali, ma possono presentarsi dei casi in cui ”che” può creare delle ambiguità occorre quindi usare il pronome relativo invariabile, poiché permette di specificare genere e numero.
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Il pronome relaltivo ”che” è usato spesso con valore temporale, ad esempio ”Il giorno che ti ho conosciuto”. Su questo tipo di uso del ”che” vi sono delle discordanze, poiché alcuni non lo considerano corretto, ma in realtà il ”che” in funzione temporale è stato usato da importanti scrittori italiani, e anche Carlo Verdone ha intitolato un suo film ”Maledetto il giorno che t’ho incontrato”.
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Il pronome relaltivo ”che” è usato spesso con valore temporale, ad esempio ”Il giorno che ti ho conosciuto”. Su questo tipo di uso del ”che” vi sono delle discordanze, poiché alcuni non lo considerano corretto, ma in realtà il ”che” in funzione temporale è stato usato da importanti scrittori italiani, e anche Carlo Verdone ha intitolato un suo film ”Maledetto il giorno che t’ho incontrato”.
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In questa videolezione viene presentato il modo condizionale ed alcuni dei possibili usi.
Il modo condizionale ha due tempi: il presente e il passato. Il condizionale presente è formato da una parola sola, mentre il condizionale passato è formato da due parole (ausialiare e participio passato).
Il condizionale esprime una conseguenza all’ interno di un’ ipotesi. Lo si adopera anche ogni volta che dobbiamo attenuare quello che diciamo. Se vogliamo dare un tono di cortesia ad una richiesta formale impiegheremo il cosìddetto condizionale di cortesia.
Un altro uso attenuativo del condizionale è quello del condizionale di modestia, il quale viene impiegato quando si intende rendere meno forte un’ affermazione o un punto di vista.
Infine adoperiamo il condizionale per esprimere un dubbio, con i verbi volere, potere, dovere.
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In questa videolezione viene presentato il modo condizionale ed alcuni dei possibili usi.
Il modo condizionale ha due tempi: il presente e il passato. Il condizionale presente è formato da una parola sola, mentre il condizionale passato è formato da due parole (ausialiare e participio passato).
Il condizionale esprime una conseguenza all’ interno di un’ ipotesi. Lo si adopera anche ogni volta che dobbiamo attenuare quello che diciamo. Se vogliamo dare un tono di cortesia ad una richiesta formale impiegheremo il cosìddetto condizionale di cortesia.
Un altro uso attenuativo del condizionale è quello del condizionale di modestia, il quale viene impiegato quando si intende rendere meno forte un’ affermazione o un punto di vista.
Infine adoperiamo il condizionale per esprimere un dubbio, con i verbi volere, potere, dovere.
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In questa videolezione si parla del condizionale nella lingua dei giornali e del condizionale passato per il futuro nel passato.
Il condizionale di dissociazione viene usato quando un giornalista vuole comunicare una notizia dandola come possibile ma non per certa. È un modo per prendere le distanze dalla fonte della notizia.
In alcune frasi invece, il condizionale lo usiamo per far capire che un qualcosa di futuro avviene dopo rispetto a un momento passato. Avremo quindi il condizionale passato per il futuro nel passato.
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In questa videolezione si parla del condizionale nella lingua dei giornali e del condizionale passato per il futuro nel passato.
Il condizionale di dissociazione viene usato quando un giornalista vuole comunicare una notizia dandola come possibile ma non per certa. È un modo per prendere le distanze dalla fonte della notizia.
In alcune frasi invece, il condizionale lo usiamo per far capire che un qualcosa di futuro avviene dopo rispetto a un momento passato. Avremo quindi il condizionale passato per il futuro nel passato.
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Nella lingua italiana parlata è possibile impiegare l’indicativo imperfetto per esprimere un’ipotesi irreale. Contrariamente a quanto molti grammatici sostengono quest’uso dell’indicativo imperfetto è corretto e documentato nella letteratura italiana di tutti i secoli.
Saranno poi illustrati quali tempi e modi si adoperano nei tre tipi di ipotesi o di periodo ipotetico: irrealtà, possibilità, realtà.
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Nella lingua italiana parlata è possibile impiegare l’indicativo imperfetto per esprimere un’ipotesi irreale. Contrariamente a quanto molti grammatici sostengono quest’uso dell’indicativo imperfetto è corretto e documentato nella letteratura italiana di tutti i secoli.
Saranno poi illustrati quali tempi e modi si adoperano nei tre tipi di ipotesi o di periodo ipotetico: irrealtà, possibilità, realtà.
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L’infinito è una parola a metà tra verbo e nome. Come una qualunque forma verbale che si rispetti ha i tempi: presente e passato.
Il professor Patota illustrerà in questa videolezione i diversi usi dell’infinito, come ad esempio esprimere un dubbio, un desiderio, possiamo usarlo per dare un ordine o un’istruzione, per raccontare un fatto, possiamo usarlo per esprimere un desiderio. Inoltre l’infinito può essere usato in molte frasi subordinate implicite.
Molti nomi diffusissimi ormai nella lingua italiana, con corrispettivi plurali, derivano dall’infinito,
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L’infinito è una parola a metà tra verbo e nome. Come una qualunque forma verbale che si rispetti ha i tempi: presente e passato.
Il professor Patota illustrerà in questa videolezione i diversi usi dell’infinito, come ad esempio esprimere un dubbio, un desiderio, possiamo usarlo per dare un ordine o un’istruzione, per raccontare un fatto, possiamo usarlo per esprimere un desiderio. Inoltre l’infinito può essere usato in molte frasi subordinate implicite.
Molti nomi diffusissimi ormai nella lingua italiana, con corrispettivi plurali, derivano dall’infinito,
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Il professor Patota ricorda qualche esempio di particolarità degli aggettivi.
Primo esempio: sono trattati i quattro aggettivi che hanno due comparativi e due superlativi, uno regolare ed uno irregolare. Questi aggettivi sono: buono, cattivo, grande e piccolo.
Il contesto linguistico suggerirà quale forma del superlativo o del comparativo degli aggettivi in questione sarà più appropriata da impiegare.
Questo esempio dimostra che la lingua italiana difficilmente ha sempre regole valide in maniera univoca.
Secondo esempio: acre, celebre, integro, hanno il superlativo che finisce in -errimo, ereditato dalla lingua latina.
Terzo esempio: gli aggettivi aspro, misero e salubre hanno due superlativi, uno che termina in -issimo, e l’ altro che termina in -errimo.
Infine viene confermata la regola secondo cui è sbagliatissima l’espressione ”più migliore”.
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Il professor Patota ricorda qualche esempio di particolarità degli aggettivi.
Primo esempio: sono trattati i quattro aggettivi che hanno due comparativi e due superlativi, uno regolare ed uno irregolare. Questi aggettivi sono: buono, cattivo, grande e piccolo.
Il contesto linguistico suggerirà quale forma del superlativo o del comparativo degli aggettivi in questione sarà più appropriata da impiegare.
Questo esempio dimostra che la lingua italiana difficilmente ha sempre regole valide in maniera univoca.
Secondo esempio: acre, celebre, integro, hanno il superlativo che finisce in -errimo, ereditato dalla lingua latina.
Terzo esempio: gli aggettivi aspro, misero e salubre hanno due superlativi, uno che termina in -issimo, e l’ altro che termina in -errimo.
Infine viene confermata la regola secondo cui è sbagliatissima l’espressione ”più migliore”.
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In questa videolezione saranno elencate le più importanti congiunzioni coordinative. Saranno distinte per gruppi, e di volta in volta verrà indicato come si chiamano, quali sono e a cosa servono.
Il primo gruppo è dato dalle congiunzioni copulative: servono ad aggiungere qualcosa a ciò che si è già detto.
Il secondo gruppo è dato dalle congiunzioni disgiuntive: servono a collegare due parole o due frasi, di cui una esclude l’ altra.
Il terzo gruppo è dato dalle congiunzioni avversative: servono a collegare due parole o due frasi, di cui una contrasta con l’ altra.
Il quarto gruppo è dato dalle congiunzioni conclusive: servono a introdurre una conclusione.
Il quinto gruppo è dato dalle congiunzioni esplicative: servono per spiegare quello che si è detto prima.
Il sesto e ultimo gruppo comprende le congiunzioni correlative: mettono in corrispondenza due parole o due frasi.
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In questa videolezione saranno elencate le più importanti congiunzioni coordinative. Saranno distinte per gruppi, e di volta in volta verrà indicato come si chiamano, quali sono e a cosa servono.
Il primo gruppo è dato dalle congiunzioni copulative: servono ad aggiungere qualcosa a ciò che si è già detto.
Il secondo gruppo è dato dalle congiunzioni disgiuntive: servono a collegare due parole o due frasi, di cui una esclude l’ altra.
Il terzo gruppo è dato dalle congiunzioni avversative: servono a collegare due parole o due frasi, di cui una contrasta con l’ altra.
Il quarto gruppo è dato dalle congiunzioni conclusive: servono a introdurre una conclusione.
Il quinto gruppo è dato dalle congiunzioni esplicative: servono per spiegare quello che si è detto prima.
Il sesto e ultimo gruppo comprende le congiunzioni correlative: mettono in corrispondenza due parole o due frasi.
Master contenuto in Funziona così, Regole e uso dell’italiano per comunicare, di Giuseppe Patota.
Il professor Patota illustra le caratteristiche dell’ alfabeto italiano. Generalmente le parole in italiano si scrivono minuscole. Il professor Patota rileva ed evidenzia una forte tendenza nell’adoperare la lettera maiuscola in modo errato. Pertanto illustra i casi in cui occorre realmente usare la lettera maiuscola iniziale:
- all’ inizio di una frase dopo il punto.
- dopo un punto interrogativo o dopo un punto esclamativo.
- all’ inizio di un discorso diretto, quindi dopo le virgolette o le lineette.
- con tutti i nomi propri (reali o immaginari).
- con i nomi di divinità e oggetti di culto.
- con i nomi dei corpi celesti.
- con i nomi delle festività.
- con i titoli di un’opera d’ arte.
Sono illustrati casi particolari in cui occorre usare la maiuscola per distinguere due parole identiche nella scrittura ma diverse nel significato (per esempio: la borsa di pelle, la Borsa di Milano).
Infine sono illustrati i casi in cui è possibile usare la maiuscola, ma non è obbligatorio, come ad esempio con i titoli di alte cariche politiche o religiose come segno di rispetto (il Presidente, il Papa).
Un’ altra forma di rispetto si rileva con l’uso della maiuscola nelle lettere formali.
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Il professor Patota illustra le caratteristiche dell’ alfabeto italiano. Generalmente le parole in italiano si scrivono minuscole. Il professor Patota rileva ed evidenzia una forte tendenza nell’adoperare la lettera maiuscola in modo errato. Pertanto illustra i casi in cui occorre realmente usare la lettera maiuscola iniziale:
- all’ inizio di una frase dopo il punto.
- dopo un punto interrogativo o dopo un punto esclamativo.
- all’ inizio di un discorso diretto, quindi dopo le virgolette o le lineette.
- con tutti i nomi propri (reali o immaginari).
- con i nomi di divinità e oggetti di culto.
- con i nomi dei corpi celesti.
- con i nomi delle festività.
- con i titoli di un’opera d’ arte.
Sono illustrati casi particolari in cui occorre usare la maiuscola per distinguere due parole identiche nella scrittura ma diverse nel significato (per esempio: la borsa di pelle, la Borsa di Milano).
Infine sono illustrati i casi in cui è possibile usare la maiuscola, ma non è obbligatorio, come ad esempio con i titoli di alte cariche politiche o religiose come segno di rispetto (il Presidente, il Papa).
Un’ altra forma di rispetto si rileva con l’uso della maiuscola nelle lettere formali.
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In questa videolezione saranno trattati i pronomi allocutivi, ovvero i pronomi usati per rivolgersi agli altri, come il ”tu”, il ”lei” e il ”voi”.
Il ”tu” è la forma più diffusa e si usa nei rapporti informali, confidenziali e di famigliarità.
Saranno poi illustrate le forme dei pronomi allocutivi usate nelle situazioni formali, il cui impiego denota rispetto.
Si possono presentare diversi tipi di situazioni formali, più o meno frequenti, a cui corrisponderà l’ impiego di pronomi allocutivi più o meno diffusi.
Il ”lei” è il pronome allocutivo più diffuso, e si usa in situazioni formali di estraneità, sia per rivolgersi a uomini che a donne. La forma plurale del ”lei” è il ”voi”, lo si usa per rivolgersi a più persone a cui si da del ”lei”.
”ella” è più raro, lo si usa in situazioni molto formali, come ad esempio nei discorsi molto formali, per rivolgersi ad alte cariche e persone importanti. Il ”loro” non è quasi più usato, viene talvolta impiegato dal personale di strutture alberghiere molto eleganti per rivolgersi a più clienti.
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In questa videolezione saranno trattati i pronomi allocutivi, ovvero i pronomi usati per rivolgersi agli altri, come il ”tu”, il ”lei” e il ”voi”.
Il ”tu” è la forma più diffusa e si usa nei rapporti informali, confidenziali e di famigliarità.
Saranno poi illustrate le forme dei pronomi allocutivi usate nelle situazioni formali, il cui impiego denota rispetto.
Si possono presentare diversi tipi di situazioni formali, più o meno frequenti, a cui corrisponderà l’ impiego di pronomi allocutivi più o meno diffusi.
Il ”lei” è il pronome allocutivo più diffuso, e si usa in situazioni formali di estraneità, sia per rivolgersi a uomini che a donne. La forma plurale del ”lei” è il ”voi”, lo si usa per rivolgersi a più persone a cui si da del ”lei”.
”ella” è più raro, lo si usa in situazioni molto formali, come ad esempio nei discorsi molto formali, per rivolgersi ad alte cariche e persone importanti. Il ”loro” non è quasi più usato, viene talvolta impiegato dal personale di strutture alberghiere molto eleganti per rivolgersi a più clienti.