Marco Aime spiega che siamo dei consumatori culturali di cibo, nel senso che ogni società umana, ogni cultura definisce i limiti tra ciò che è giusto mangiare, o ritenuto giusto mangiare, e ciò che invece non si deve mangiare: definisce quello che è il gusto collettivo (non il gusto individuale, a ciascuno di noi possono piacere o non piacere certi cibi). Il gusto non è un dato naturale: il gusto è sociale, è un dato collettivo e costruito. Non è vero che non mangiamo una cosa perché non ci piace, ma non ci piace perché non l’abbiamo mai mangiata.