Video contenuto nel videocorso ”A scuola di giornalismo”, sezione “Carta stampata”. Il mestiere dell’inviato raccontato da un suo grande interprete, Mimmo Candito, inviato, editorialista, scrittore e corrispondente di guerra de La Stampa.
“Gli inviati sono dinosauri”. Questa l’emblematica frase di esordio, con cui Candito condensa quella che secondo lui è una profonda crisi della professione di inviato, una specie che oggi è ad alto rischio di “estinzione” e minaccia di portare via con sé anche il miglior giornalismo. L’inviato era un tempo la quintessenza del mestiere, il ramo che ne rappresentava al punto più alto l’ideale: essere testimoni diretti della realtà, cogliere l’accadere storico nella sua complessità non affidandosi ad altro che ai propri occhi.
Un mestiere avventuroso, che presuppone un’immediata disponibilità a partire, circostanze fortunate, qualità di intervento e in certi casi, come quello del corrispondente di guerra, una buona predisposizione al rischio. A tutto ciò si aggiunga la non facile sfida stilistica di saper trasmettere agli altri la ricchezza della propria esperienza.
Oggi invece il modello prevalente di giornalista è l’impiegato di scrivania, che non esce mai dalla redazione e si rifornisce di notizie già filtrate dalle grandi agenzie.
È vero che in questo modo i giornali riducono le spese. Quando però dovranno fare i conti con i costi della perdita di qualità e identità della loro informazione, saranno ancora certi di aver fatto la scelta giusta?