Video contenuto nel videocorso ”A scuola di giornalismo”, sezione “Radio”.
Parlare alla radio sembra semplice. Basta avere qualcosa da dire, un microfono e il gioco è fatto. Alberto Gozzi, professore di linguaggio radiofonico dell’università di Torino, ci spiega perché non è così.
La radio è un mezzo cieco, il pubblico non vede nulla. Il cronista deve sempre essere, quindi, un narratore capace di far sì che le scene sonore che rappresenta diventino quadri visivi. L’ascoltatore potrà così sopperire alla mancanza delle immagini.
A questo requisito se ne aggiungono altri di carattere formale: fare periodi brevi e chiaramente concatenati – molte volte basta un inciso a far eclissare l’attenzione di chi ascolta – e curare l’uso della voce. Molto importante, a questo riguardo, sono l’intonazione, la pronuncia e il ritmo e Gozzi ce lo mostra con degli esempi in diretta.