testi, regia e montaggio: Patrik Ugone, Sara Gardoncini, Francesco Manto - Scribacchini srl.
Il 12 settembre del 1940 – in piena seconda guerra mondiale – quattro ragazzi scoprirono quella che oggi viene chiamata la «Cappella sistina della pittura rupestre» inseguendo il loro cane, a sua volta sulle tracce di un coniglio.
La prima immagine nettamente distinguibile alla luce tenue di un’improvvisata lampada fu quella di un uomo di fronte a un bisonte. Nei mesi e negli anni seguenti furono scoperte nuove stanze, fino a portare alla luce un incredibile complesso di grotte fittamente decorate. Le pitture parietali risalgono all’incirca a 17.500 anni fa, come fu possibile stabilire grazie al ritrovamento di alcuni utensili. Si tratta dell’ultima fase del Paleolitico, il Paleolitico Superiore. È infatti proprio in questo periodo che fiorisce l’arte parietale preistorica, soprattutto nei territori francesi e spagnoli. L’eccezionalità del sito è legata alla sorprendente quantità di dipinti e al loro stato di conservazione. Proprio la volontà di mantenere intatto questo tesoro fuori dal tempo impose la chiusura del sito ai visitatori. Quando infatti, nel 1948, esso fu aperto al pubblico, si notò ben presto che l’anidride carbonica prodotta rischiava di distruggere irrimediabilmente le opere. Solo a partire dal 1983 è possibile ammirare una riproduzione in scala 1 a 1 della grotta principale, arricchita da nuove sale inaugurate nel 2016.