Master contenuto in Processo storico di Giancarlo Monina, con Franco Motta, Sabina Pavone, Ermanno Taviani.
Citazione da Elizabeth di Shekhar Kapur, Gran Bretagna 1998.
Inghilterra, 1554. La nazione è tormentata dall’instabilità finanziaria e religiosa e la cattolica regina Maria I, sentendosi vicina alla morte, intensifica la lotta al protestantesimo. Anche la principessa Elizabeth, sorella minore e legittima erede al trono, viene perseguitata perché considerata poco ortodossa. Tuttavia, il tentativo di condannare a morte Elizabeth per tradimento fallisce e, alla morte di Maria, lei viene incoronata regina. Subito Elizabeth fa tornare dall’esilio l’uomo che ama dall’infanzia, Robert Dudley. Nel frattempo, l’Inghilterra è alla bancarotta ed è minacciata seriamente dall’ingerenza straniera ed anche all’interno della corte si annidano molti nemici, il più potente dei quali è il Duca di Norfolk. Cecil, capo della segreteria, consiglia di contrarre un matrimonio d’interesse ad Elizabeth che tuttavia rifiuta. La situazione si aggrava per la presenza di truppe francesi sul confine scozzese e per la diffidenza che c’è in Vaticano verso la nuova regina. Le cospirazioni si moltiplicano e, quando i responsabili sono chiari, Elizabeth cede al consiglio di Walsingham, responsabile della polizia segreta, di dare il via ad una rappresaglia senza pietà. I nemici vengono tutti inesorabilmente eliminati. Ora Elizabeth è padrona assoluta del trono d’Inghilterra e alla causa del proprio Paese decide di dedicarsi per intero, anche rinunciando al matrimonio.
Nello spezzone Tra i primi provvedimenti presi dopo la sua salita al trono, la regina Elisabetta I emana l’Atto di uniformità (1559), con il quale ristabilisce l’indipendenza della Chiesa anglicana da Roma e, in una forma attenuata, la supremazia regia sulla Chiesa. Al fine di garantire uniformità e tolleranza fra la confessione cattolica e quella protestante, rende quindi obbligatorio l’uso del Book of Common Prayer il testo base della liturgia della Chiesa anglicana.