Marco Aime spiega che si sente spesso dire che l’uomo è un animale intelligente perché costruisce attrezzi o utensili; in realtà è esattamente il contrario. Studi paleontologici hanno dimostrato che la massa cerebrale degli esseri umani è aumentata via via che essi utilizzavano gli strumenti.
Tra il gesto, l’attività manuale degli uomini e il cervello c’è stata una sorta di dialogo continuo: uno influiva sull’altro. Prendiamo per esempio l’arco: poteva lanciare le frecce a distanza di parecchie decine di metri; consentiva quindi agli uomini non solo di difendersi e di cacciare, ma anche di ampliare la propria capacità cognitiva.