Le opere di Sibilla Aleramo, Neera (Anna Zùccari) e Amalia Guglielminetti dimostrano come la scrittura autobiografica, sia in prosa sia in versi, fosse per loro un’urgenza espressiva. Non era certo l’unico punto di vista che avevano a disposizione, ma ci forniscono una verità che, anche se non corrisponde in tutto e per tutto al passato delle tre autrici, offre a lettori e lettrici un’occasione preziosa di riflessione, una testimonianza se vogliamo. Non sono opere semplicemente ben scritte o da utilizzare per ricostruire la vita, i pregi, i difetti della relativa autrice; sono documenti accurati, ritratti precisi di persone, di donne che hanno sofferto e che solo a caro prezzo, compreso il biasimo dei benpensanti, che volevano e vogliono le donne chiuse in casa e con la bocca chiusa, sono riuscite a ottenere l’emancipazione.